Gli esordi di un'ottima idea - Cai Darfo

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IL "RIFUGIO GHEZA"


I 100 DEL RIFUGIO M. GHEZA
GLI ESORDI DI UN’OTTIMA IDEA


“Appena attraversato il ruscello e dopo un breve tratto di bosco, si allargano i prati nel cielo, guarda quanti fiori. Ecco lassù una casa, un grande fiore bianco, sbocciato di primavera, profumato d’amore…….”

Il grande Bepi non se la prenderà se oso parafrasare i primi versi della sua celeberrima canzone “Rifugio bianco”; il fatto è che mi sembrano più che adatti ad iniziare questo breve racconto di come la Sottosezione CAI di Darfo B. T. ha conosciuto il Rifugio Gheza e se ne è poi presa in carico la gestione.
Perché adatti? Non tanto per il “bianco” del titolo: infatti il nostro Rifugio, almeno all’esterno, di bianco ne ha ben poco; prevale semmai il grigio chiaro dei muri di granito, interrotto dal nero delle imposte, protetto dal marrone delle lamiere del tetto, ingentilito dal verde dei larici e del prato antistante. Anche all’interno non si può dire che il bianco abbondi. E allora? Allora mi sembrano adatti, oltre che per la corrispondenza tra le immagini del poeta e l’ambiente che percorre chi sale da Scalassone, e noi le prime volte siamo saliti da lì, soprattutto per l’ultima parola tra le virgolette: “amore”.

Sì, perché è stato amore a prima vista quello di noi soci della Sottosezione che per primi abbiamo visto il Rifugio, del quale peraltro fino a quel periodo ignoravamo l’esistenza: ci ha incantata la bellezza e sobrietà della costruzione, magnificamente inserita nel paesaggio, e il selvaggio fascino dell’ambiente che, fuori dai percorsi classici del nostro territorio, aveva mantenuto intatte le sue caratteristiche naturali. Ci attirava inoltre l’idea di avere anche noi un punto di riferimento fisso in montagna, un obiettivo comune ed altamente simbolico al quale indirizzare l’impegno della Sottosezione, che non ritenevamo dovesse esaurirsi nell’organizzazione di escursioni più o meno facili.
Ecco perché, quando la Sezione di Lovere ci ha offerto la possibilità di occuparci del Rifugio, l’abbiamo accolta con entusiasmo, superando senza indugi alcune remore circa le condizioni dell’edificio e la lontananza: lo testimonia il risultato della votazione all’assemblea del 21 marzo 1981:
punto 1) all’ordine del giorno ”Acquisizione alla Sottosezione del Rifugio Gheza alle Foppe di Braone (m. 2087)” approvato all’unanimità.

Una deliberazione assembleare così importante per la nostra Sottosezione, che ormai da decenni ci vede occupati nella frequentazione, gestione e manutenzione del Rifugio, è stata la ovvia conclusione di tutto un lavoro precedente che ha interessato all’inizio la Sezione di Lovere: è infatti del 29 settembre 1979 la delibera del Consiglio e della Commissione Rifugio sezionali, dove viene accolta all’unanimità “l’offerta in concessione del Rifugio M. Gheza alle Foppe di Braone da parte del proprietario Roberto Gheza”. Il giorno successivo una rappresentanza del CAI di Lovere, composta da 13 persone, si è recata al Rifugio salendo da Ceto, loc. Scalassone.
La Sezione di Lovere si trovava però “in una fase delicata dei lavori al Rifugio Magnolini”, per cui ha pensato di contattare la nostra Sottosezione per verificare la disponibilità ad assumersi l’impegno del Rifugio Gheza.
Questo ha portato ad una serie di incontri culminati il 19 agosto 1980, quando è stato stipulato un accordo tra l’allora presidente della Sezione A. Avogadri e l’allora reggente della Sottosezione F. Camossi: tra le altre cose si concordavano “l’acquisizione in proprietà della parte più vecchia del Rifugio…..l’acquisizione in concessione gratuita della parte più recente…….l’inserimento del Rifugio tra i rifugi del CAI nazionale……la nomina di una Commissione della Sottosezione……..il possesso delle chiavi……il diritto del DR. Roberto Gheza e famigliari ad accedere sempre e gratuitamente al Rifugio con diritto di priorità……la FESTA DEL RIFUGIO GHEZA".

Si è giunti così alla nostra assemblea già citata del 21 marzo 1981, alla quale ha fatto seguito l’assemblea della Sezione in data 28 marzo 1981, che ha deliberato “l’accettazione della donazione della parte più antica del Rifugio Gheza e dell’offerta in concessione della parte più recente”, come specificato dal presidente A. Avogadri con una lettera del 9 aprile 1981. In essa il presidente sezionale si complimentava con noi “compiacendomi vivamente della vostra generosa quanto appassionata decisione”. Infine, in data 6 maggio 1981 il Dr. Roberto Gheza confermava donazione e concessione nei termini suddetti.

Da quell’anno le nostre visite in quella stupenda valle sono diventate sempre più frequenti ed abbiamo cominciato a preparare i primi progetti di intervento. Sono state tante le giornate di lavoro volontario, però, poi, che meraviglia le FESTE del RIFUGIO, i giorni trascorsi camminando nei dintorni o sdraiati sul prato, le serate di canti e risate e bisbocce, le notti al chiaro di luna o ad ascoltare la pioggia battente sul tetto………

E’ stata proprio un’ottima idea!


Camossi Franco






 
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